Antonio Pigafetta (navigatore, scrittore e geografo imbarcato con Ferdinando Magellano ed uno dei pochi superstiti della sua spedizione) scrisse che fu Magellano stesso a dare il nome Patagão (o Patagoni) agli abitanti di quella terra all'estremo sud dell'America meridionale; il termine molto probabilmente deriva da Patagón, creatura selvaggia di un romanzo di Francisco Vázquez (uno dei suoi scrittori preferiti): Magellano percepì i nativi, vestiti di pelli e mangiatori di carne cruda, come il Patagón incivile citato nel romanzo!
Guardando il mappamondo, per trovare la Patagonia bisogna scorrere tutte le Americhe, sulla punta in basso, finchè non si trovano due puntini: Punta Arenas nella Región de Magallanes y de la Antártica Chilena dove finisce la Ruta 9: A la fin del mundo (strada che termina all'estremo sud del continente) ed Ushuaia nella cosiddetta Terra del Fuoco, serie di isole a sud dello Stretto di Magellano dove finiscono proprio le strade e lo sguardo inizia a viaggiare verso le remote terre ghiacciate dell'Antartide.
Dopo più di un giorno tra aeroporti, voli e scali ho messo per la prima volta piede nell'altro emisfero, e se in partenza era piena estate (fine giugno) all'arrivo era praticamente pieno inverno (l'equivalente nostro di fine dicembre)...
Fin da subito mi è stato fatto capire che non è del tutto normale visitare queste zone in questo periodo dell'anno: oltre al freddo le condizioni sono proibitive, le strade sono praticamente una lastra di ghiaccio e per preservarle spesso e volentieri le chiudono lasciando aperte al transito le strade secondarie (e non asfaltate); di turisti in tutto il viaggio ne ho incontrati veramente pochi e praticamente tutti ad Ushuaia, il resto della strada l'ho percorsa quasi sempre da solo o in mezzo ad enormi camion attrezzati a correre sul ghiaccio.
Il programma era basato sulla visita al
Parco Nazionale Torres del Paine con le sue torri, la distesa di ghiaccio del Perito Moreno, la cittadina di El Chalten alla base dei monti Cerro Chalten (meglio noto come Fitz Roy) e Cerro Torre ed infine giù ancora più a sud verso la Terra del Fuoco... qualche problema tecnico, le strade ed il meteo mi hanno fatto drasticamente tagliare il programma facendomi passare una settimana abbondante a godermi quasi in solitudine il Torres del Paine e concedermi una visita "toccata e fuga" in Terra del Fuoco, l'approdo in Argentina per le altre due attrazioni al momento è solo rimandato!
Se da una parte può sembrare una brutta cosa, dall'altra devo ammettere che mi ha permesso di godere appieno della bellezza del parco, che è molto esteso e che comunque mi ha precluso la visita a numerose parti perchè chiuse al pubblico, perchè impraticabili o, più semplicemente, perchè i tempi alla fine del mondo sono ben diversi da quelli di casa.
La strada per il parco è una lunga serpentina d'asfalto ghiacciato tra le montagne da una parte e le pampas gelate dall'altra, qualche fattoria lungo il cammino e per il resto una miriade di animali che pascolano liberi, oltre a pecore, mucche e cavalli il guanaco (un cugino dei lama) è sicuramente l'animale che più di tutti si rischia di incontrare (e visto che saltano senza problemi le recinzioni, il rischio è quello di incontrarli un po' troppo da vicino).
Come dicevo ho dovuto tagliare parte del percorso e spiego il perchè: sebbene in fuoristrada e con le ruote chiodate, difficilmente ho superato la velocità media di 30/40 kmh e le distanze tra un paesino ed il parco, anche solo per tornare a far rifornimento, richiedono tranquillamente un 2/3 ore di guida (solo andata); per essere più chiaro, dalla cittadina più vicina con un distributore di benzina (Puerto Natales) all'ingresso del parco ci sono 80/90 km di strada "buona", da un ingresso del parco all'altro ci sono 40 km di strada sterrata tra colline, tornanti, buche, animnali che passano.
Praticamente per andare a far benzina ci voleva una giornata intera, ma durante il viaggio non si è mai del tutto da soli...
Il parco nazionale Torres del Paine è comunque uno degli spettacoli più belli che si possano incontrare sebbene tanta della sua fama ruoti attorno al gruppo de "las Torres", ma per fortuna queste si possono vedere da differenti angolazioni creando paesaggi sempre differenti, i molti laghi che scendono dai ghiacciai circostanti creano una serie di paesaggi da togliere il fiato, tra uno specchio d'acqua e l'altro ci sono spiagge, torrenti e cascate e gli stessi ghiacciai, raggiungibili con apposite gite in barca, sono un'attrazione unica... e comunque non capita tutti i giorni di trovarsi faccia a faccia con un muro di ghiaccio alto più di 30 metri su una barchetta nel bel mezzo del nulla (anche l'idea di mangiare un pezzo di ghiaccio appena recuperato e che magari era lì da migliaia di anni ha quel tocco di unione con il paesaggio che non guasta mai)!
Quello che vince su tutto comunque è il senso di libertà che si riesce a vivere, basta che nel girotondo delle nuvole ci sia uno spiraglio a far passare i raggi del sole ed in quel momento tutto passa in secondo piano: il freddo ed il fischio del vento possono aspettare perchè la natura ha altro da dire!
L'esperienza in Terra del Fuoco è stata quasi il contrario: passato lo Stretto di Magellano lungo tutto il Cile la strada è una larga e fangosa sterrata, le colonie di pinguini sono altrove ed il paesaggio è natura brulla tra paesaggi innevati da una parte e praterie sferzate dal vento dall'altra. Ushuaia è una bella città dedita al turismo, probabilmente una specie di oasi nel nulla, ma ho deciso di dedicarlo poco più di mezza giornata per far ritorno gli ultimi giorni al paesaggio più selvaggio della costa cilena e dopo una giornata intera passata a guidare per arrivarci, una dormita sotto le stelle a Baia Lapataia (il parcheggio più a sud del mondo) ed un'altra giornata a guidare per tornarmene indietro, il rientro in Patagonia mi ha regalato un'alba letteralmente di fuoco: mentre guidavo ho guardato di lato eh ho letteralmente abbandonato la macchina in uno spiazzo al bordo della strada, giusto il tempo di correre verso la costa e mi son trovato davanti i resti di un piccolo molo...
Sicuramente avrete letto racconti di viaggio più interessanti di questo in merito a questa terra che, più che fantastica definirei mitica: non sono in grado di dare consigli su dove dormire o su come scegliere il ristorante migliore avendo scelto uno stile di viaggio "on the road" (anche se "in the car" forse rende meglio l'idea) e non è facile raccontare quanto possa essere bello un viaggio in cui ho dovuto parcheggiare la macchina contro un albero per paura che mentre ci dormivo dentro il vento me la rovesciasse, ma posso dire senza ombra di dubbio che sia stata una delle esperienze più belle in assoluto; la cordialità di gente che ti guarda pensando "e questo cosa ci fa qua?", la disponibilità a cercare di dialogare più a gesti che a parole sebbene molte volte non ci fosse neanche niente da dire, i ranger che mi salutavano da lontano perchè in giro per il parco c'eravamo solo io sulla mia fuoristrada nera, un pickup rosso ed il pulmino dell'hotel a portare a spasso l'unica altra manciata di turisti...
Ognuno ha il suo personale modo di viaggiare e nessuno è meglio o peggio di un altro così come nessuno è giusto o sbagliato, tal Sant'Agostino diceva che "il mondo è un libro e chi non viaggia ne legge solo una pagina" e sebbene sia una frase che oggi giorno va di moda è una verità assoluta; le emozioni che ti può dare un posto nuovo, la felicità di vedere dal vivo una cartolina che sognavi da tempo, capire perchè in tanti dicono che il "cordero al palo" è assolutamente da provare... qualunque sia il tuo modo di viaggiare prendi e vai, non è sempre e solo un vizio per cui mettere da parte i risparmi, molto più spesso è un investimento per crescere noi stessi!
Il viaggio dura tutta la vita!
Extra
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