Da bambino mi ricordo il vestitino da cowboy a Carnevale, poi come buona parte dei miei coetanei vivendo gli anni '90 da adolescente il cosiddetto "sogno americano" si è insinuato come un tarlo nella mia mente e nel 2012 sono riuscito a realizzare questo grande sogno... l'America (più precisamente, gli Stati Uniti d'America, perchè come mi è capitato di sentirmi dire in Patagonia: "gli USA sono in America, ma non sono l'America... anche noi siamo America" e non dimenticherò mai quanto avevano ragione)!
Era ancora l'età dei "forum" su internet, quando i social network non erano ancora così tanto affermati e mi sono iscritto a quello che era, ai tempi, uno dei punti di riferimento a livello nazionale sull'argomento: USA OnTheRoad.
Avevo poche idee e ben confuse, ma fortunatamente ho iniziato al meglio questa avventura e cioè organizzando (o almeno provandoci, perchè mi renderò conto ben presto che i programmi sono la prima cosa che salta in un viaggio) con mesi di anticipo quella che sarebbe stata la mia esperienza di 4 settimane dall'altra parte del mondo!
Il mio piano iniziale era percorrere la Route 66, la Mother Road, un'immagine tra le più suggestive nell'immaginario comune (e tal Jack Kerouak con il suo "On The Road" aiuta parecchio): ma la voglia di "selvaggio", i grandi spazi aperti di cui l'America (tutta) è ricca e le varie tappe che mi avrebbero allontanato da questa infinita lingua d'asfalto mi hanno portato giorno dopo giorno ad inserire un deserto invece che una città, una foresta invece che un ristorante, una notte in tenda sotto le stelle invece che un motel e grazie ai consigli ricevuti dai nuovi amici digitali (Giacomo di Usa4you.it tra tutti) la mia Route 66 si è trasformata nel viaggio "classico" (o uno dei classici) consigliato a chi per la prima volta decide di visitare gli Stati Uniti: il "Grande Cerchio", un anello tra più Stati ed attraverso alcuni tra i più famosi parchi nazionali del deserto americano del sud ovest.
I telefonini non erano ancora smart, o per lo meno, di smart avevano ben poco rispetto a quelli di oggi: fotocamere appena passabili e poche applicazioni fruibili, linee telefoniche che prendevano praticamente mai e le immancabili cabine telefoniche con la scheda internazionale che ruba metà del credito solo per collegarsi (che bei tempi però)!
Sebbene avessi sempre avuto una macchinetta fotografica con me (anche solo per fare la grigliata tra amici), per la prima volta ne ho acquistata una con l'intenzione vera e propria di scattare qualche foto, quindi di imparare come usarla decentemente al fianco del mio primo cavalletto... nonostante questa mia (credevo) straordinaria attrezzatura, per fortuna quello che mi ha guidato fin da quando guardavo le mille immagini su internet era la voglia di libertà, la curiosità di esplorare un mondo nuovo, l'opportunità di partire e tornare come una persona diversa!
Ricordo come fosse oggi (ed invece sono passati 10 anni giusti) le canzoni che ascoltavo di continuo nelle tante ore passate sulle mappe online (ben diverse da quelle che troviamo oggi), sapevo a memoria i siti dove controllare i voli, le offerte di auto a noleggio, le assicurazioni di viaggio, le prenotazioni da fare per i parchi e le lotterie da tentare per questa o quella escursione (già, perchè per alcuni dei "must" americani bisogna tentare la fortuna con vere e proprie lotterie online); ricordo come all'inizio contassi i mesi e poi le settimane.
Poi è arrivato il conto dei giorni e l'esplosione delle sensazioni: un giorno l'eccitazione per il primo vero e proprio viaggio oltre l'oceano ed il giorno dopo la paura di trovarmi da solo dall'altra parte della Terra...
Gli zaini pronti e via in macchina verso l'aeroporto di Torino Caselle: credo di non aver detto una parola per quasi tutto il viaggio e di aver solo guardato fuori dal finestrino.
Salutati i miei genitori ed imbarcato il bagaglio tutto è andato veloce: il biglietto in mano, il controllo alla sicurezza ed il corridoio verso il gate di partenza tra gente che va e gente che viene da una parte e dall'altra...
Poi, come un flash, ecco il momento che ricordo più forte di tutti: ho ordinato una birra, mi son seduto a guardare la pista con gli aerei che passavano ed un grande sorriso mi è nato da solo sotto i baffi "oramai è fatta, si parte"!
Lo scalo a Londra e poi il passaggio sull'oceano prima, sul Canada poi e su parte dei parchi che avrei visto nei giorni seguenti; dopo quasi 11 ore di volo il capitano ha annuncia che stiamo atterrando, fuori dal finestrino il grande deserto è diventato strade e case che si avvicinavano sempre di più ed appena le ruote hanno toccato il suolo i grattacieli della Strip impegnati a scorrere sulla nostra sinistra: viva Las Vegas!
Sfrecciare con un grosso fuoristrada tra le vie di Sin City è uno spasso, così come è indescrivibile passare la serata a camminare su e giù per quei 4/5 km di strada tra le piramidi del Luxor e la Tour Eiffel del Paris, i leoni della Metro Goldwin Meyer e le giostre sospese dello Stratosphere, le fontane del Bellagio e le gondole del Venetian, i monumenti del Caesar Palace e le navi pirata del Treasure Island... insomma, un bambino cresciuto, ancora con il cappello da cowboy, in un enorme parco giochi!
Come dicevo poco sopra, menomale che mi ha guidato lo spirito del viaggiatore e non quello del "fotografo", perchè la fotocamera era nuova ma le mie abilità erano quelle vecchie e, praticamente, nulle... per questo dedicherò questo post più al racconto che al mostrare belle foto che non sono riuscito a portare a casa, cercando di condividere più le belle immagini che porterò sempre con me nella mia testa più che quelle che prima o poi si perderanno in giro per qualche hard disk.
La prima tappa del mio viaggio si chiama "Bar Ten" nel Grand Canyon Parashant area, probabilmente ne han sentito parlare in pochi, ma si tratta di varcare il confine tra Nevada e Utah e prendere una strada sterrata per un raid di 3 ore e mezza nel bel mezzo del niente: deserto e qualche mandria al pascolo persa tra un orizzonte e l'altro, una scuola abbandonata come indizio lungo la strada e quindi dopo ore di polvere e cielo blu qualche tetto bianco nel paesaggio, segno che sono arrivato ad una qualche destinazione... sebbene la destinazione fosse quella giusta, la ruota che sbuffava mi ha benedetto subito: il primo giorno, nel pieno del cocente deserto dei cowboy, una bella ruota a terra.
Adesso sì che l'avventura ha realmente inizio!
A parte il buttarmi sul buffet di "benvenuto" e non capire niente di quello che raccontavano perchè ero impegnato a guardarmi in giro a bocca aperta, non aspettavo altro che andare a fare un giro a cavallo nella desolazione circostante...
La serata è passata e ad una certa ora, per permettere agli ospiti di godere appieno del luogo, le luci si sono spente: a causa anche della Luna in fase calante non avevo mai visto un cielo tanto buio e così tante stelle ad occhio nudo. Ho anche passato un'oretta buona a cercare di fotografarle, ma poi ho preferito andare a godermi lo spettacolo direttamente dal mio giaciglio: un vecchio carro da pioniere adattato a tenda!
I parchi nazionali sono veramente belli e quello che posso consigliare è, per visitarli, di cercare di dormirci dentro per gustarli appieno: ci sono strutture che non sono tanto più care rispetto ai motel delle cittadine vicine, ma risparmiate in tempo ed in benzina e poi godere dello spettacolo della natura non ha prezzo!
Il parco dello Zion è un gioiello per le escursioni offrendone di tutti i tipi, dalle "scalate" sotto il sole cocente come Observation Point ed Angels Landing alle passeggiate al fresco come The Narrows o le varie Pools; il Bryce Canyon con le sue sfumature arancioni ed i suoi pinnacoli che riempiono il panorama credo sia quello che più lascia a bocca aperta dal vivo rispetto a quanto trasmetta guardando una fotografia; le tante piccole città fantasma ed i paesini formati dalla pompa di benzina e altri 2/3 edifici vicini sono una realtà per noi abbastanza irreale, soprattutto perchè sorgono a 40/50 km una dall'altra con il niente in mezzo...
Le strade sterrate che si snodano di qua e di la hanno quasi tutte qualche chicca da mostrare così come le zone meno pubblicamente turistiche come Escalante o Hanksville e può anche capitare che, dopo oramai una buona decina di giorni a scorrazzare da una parte all'altra, dopo aver sbagliato strada nel deserto e continuare ad andare avanti (anche perchè tornare indietro senza sapere dove "correggere" la rotta sarebbe stato uguale) ti accorgi che nella canzone degli Skid Row che stai ascoltando quel "pssst" non c'è mai stato... per fortuna lo sterrato dopo un po' è finito e che non avevo finito il kit di riparazione usato per l'altra ruota, ma assicuro che ho passato una mezzoretta buona a pensare "a piedi qua in mezzo al niente no..."!
Lo Utah porta all'Arizona e vicino al confine non si può saltare uno dei luoghi più scenici e suggestivi di tutto il "selvaggio west": la spettacolare Monument Valley e tutte quelle attrazioni meno note che le stanno attorno (tra tutti la Valley of the Gods); Page è una cittadina dove fare una tappa e godersi due tra i must della zona (Antelope Canyon ed HorseShoe Bend), ma l'Arizona è lo Stato del Grand Canyon e presentarsi al cospetto di Sua Maestà, beh, lascia senza dubbio a bocca aperta!
Come detto precedentemente questa non è una guida di viaggio sui luoghi o un report fotografico (quelli semmai verranno in futuro), ma semplicemente è un accogliervi nel mio mondo cercando di trasmettere quello che ho provato e vissuto semplicemente a parole...
Sedona è una bella città per godersi ancora un po' di rocce rosse nel cuore dell'Arizona a la Petrified Forest / Painted Desert è un parco nazionale dove la natura si è divertita a pitturare tutto senza un preciso programma, semplicemente i secoli hanno lasciato ognuno il proprio
segno, poi per tornare verso ovest si corre lungo la Interstate 40, autostrada che ha relegato al passato la Route 66, ma se si fa bene attenzione ai cartelli (a quelli marroni soprattutto) si può rivivere parte della storia attraverso la Historic 66, la vecchia Route 66 che
continua a correre al fianco della moderna I-40 e deviando per qualche pezzo di deserto e qualche paesino famoso nel passato e che oggi vive (o meglio cerca di sopravvivere) seguendo la scia della decaduta 66, in questa parte di Arizona ci sono i paesi più caratteristici come Winslow, Flagstaff o Kingman, la "ghost town" vivente di Oatman dove gli asini girano liberi per la strada (e ne sono l'attrazione principale).
In questo viaggio mi sono ustionato, ho passeggiato per le aiuole mentre venivano innaffiate dagli irrigatori e mi sono tranquillamente buttato in fiumi e laghi, solo una sera ho trovato maltempo: il 4 luglio è la Festa dell'Indipendenza, il compleanno degli Stati Uniti, giornata in cui normalmente si possono gustare i barbeque all'aperto, magari qualche cittadina bardata a festa come vediamo nei film e via dicendo... dico normalmente perchè l'unica giornata di maltempo l'ho trovata il 4 luglio ed ogni festeggiamento è stato annullato per rischio uragani; ma questo è il bello della diretta, no?
L'ultima grande tappa del mio viaggio, andando a toccare la California, si chiama Death Valley: quella enorme e desolata chiazza di deserto rovente che in parte sta sotto il livello del mare e di cui si vede l'inizio e la fine è un miraggio... tra foreste e montagne visitate nei giorni precedenti mai mi sarei aspettato di essere svegliato in piena notte dall'ululato di un branco di coyote in mezzo al deserto!
Il Grand Circle si chiama cerchio apposta perchè parte in un posto e finisce nello stesso posto e così, dopo un mese, le forme di Las Vegas che spuntava dall'orizzonte mi sono sembrate diverse, non più un mondo sconosciuto in parte perchè dopo un mesetto a fare il selvaggio un po' mi sentivo una piccola parte di quel mondo, in parte perchè dopo due notti a "dormire" in macchina in quel forno della Death Valley una doccia ed un letto erano una buona attrattiva... poi una visita alla Fremont Street (la vecchia Las Vegas) ed uno spettacolo del Cirque du Soleil unico a Las Vegas hanno aiutato!
Per fortuna l'assicurazione della macchina, che consiglio assolutamente di fare in caso di noleggio, copriva anche il sole che avevo al centro del parabrezza quando l'ho riconsegnata al noleggio (vuoi non prendere un sasso sul vetro in autostrada?) e quindi dopo il rientro nella (in)civiltà non mi è rimasto che tornare all'aeroporto ed iniziare anche il rientro vero e proprio, rifare tutte le procedure fatte all'andata sentendomi oramai un esperto internazionale, riguardare dall'alto parte del mondo che ho visto alla base nel mesetto precedente e ripercorrerne le emozioni; fino al tramonto... fino alla notte... fino alla mattina... fino a...
Non è che si capisce subito tanto bene come funziona il fuso orario contrario quando sei stanco, ma se all'andata ci ho messo 2 ore, al ritorno ce ne ho messe una ventina!
"Un viaggio si vive tre volte: quando lo sogni, quando lo fai e quando ritorni", questa frase bene o male l'avrai già letta prima se sei abituato a leggere di viaggi, ma è difficile credere a quanto lo si viva più intensamente nella memoria rispetto a quando lo si è vissuto sulla propria pelle, quanto anche dopo anni una canzone che passa alla radio ti riporti in mente un tratto di strada percorso chissà dove e di cui nemmeno ti ricordavi, quanto un profumo ti porti in mente un paesino sperduto e quanto un sassolino che salta fuori da un cassetto ti faccia viaggiare lontano con la memoria a rivivere momenti che erano rimasti sepolti nella mente...
Il viaggio dura tutta la vita!
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